Post n°578 pubblicato il
20 Agosto 2014 da
c.danny
Credo
che veramente il mondo del podismo provinciale, alessandrino, sia
sofferente. Vediamo sempre più gare ma le presenze sono in netto calo,
serve veramente organizzare corse che attirano 40 50 partecipanti?
La mia idea è che principalmente ci sia un grande divario tra la domanda e l’offerta.
Insomma
cosa cerca il runners medio, cosa lo spinge a prendere la macchina,
spostarsi per partecipare a una gara, spendere soldi in benzina,
iscrizioni?
Quando una decina di anni fa mi sono
avvicinato a questo mondo cercavo un’attività che mi desse degli
stimoli per allenarmi, stare in movimento, ho poi trovato gli amici con
cui condividere tutto questo, le persone che incontravo regolarmente
alle corse con cui scambiare due parole, confrontarsi, a volte sfidarsi
per vedere i progressi.
Quest’anno ho partecipato solamente a tre gare, dieci anni fa ne facevo 60-70.
Ognuno
ha la sua storia e magari la mia non rispecchia tutte le altre però il
calo di interesse è generalizzato, i fedelissimi che se le fanno tutte
sono sempre meno, eppure di gente che corre ce n’è sempre di più. Perché
non vanno alle gare?
Io azzardo: perché troppe
gare sono veramente scarse dal punto organizzativo e lontane chilometri,
non dalle nostre residenze ma dai nostri desideri.
Pensate
che uno abbia piacere di andare a correre in un posto dove il percorso
non è segnato, non è chiuso al traffico e mancano addetti agli incroci?
Dove per avere un goccio d’acqua bisogna sperare di trovare un’oasi nel
deserto.
Chi organizza le gare? Sono proprio tutti autorizzati a farlo?
Ho
letto dei commenti di amici in una chat di podisti, alcuni sostengono
che chi ha la buona volontà di organizzare va sempre premiato ma, dico
io, se non è in grado?
Basta veramente la buona volontà?
Io dico di no.
Quando
abbiamo iniziato con il nostro gruppo di valenzani a organizzare una
gara eravamo alle prime armi, a Valenza non c’era più una corsa da
diversi anni, non avevamo esperienza ma correvamo e partecipavamo a
tante gare, abbiamo cercato di mettere nella nostra corsa le cose che ci
piacevano, di non fare una cosa per noi ma per gli altri prima di
tutto.
Poi non ci siamo accontentati, abbiamo
formato un gruppo, ci siamo affiliati a un ente, abbiamo fatto dei corsi
qualcuno, come me è diventato giudice, abbiamo coinvolto gli amici, le
persone che stimavamo per crescere, io ho incominciato a scrivere su un
blog, per raccontare del nostro gruppo, della nostra corsa. In nove
edizioni della gelsi siamo passati dai 180 iscritti della prima
edizione, 350 l’anno dopo, fino ai mille dello scorso anno; quest’anno
abbiamo avuto per la prima volta brutto tempo ma siamo riusciti a fare
lo stesso grandi numeri, 750 partecipanti.
Cosa hanno fatto gli altri?
Le
principali società della provincia hanno fatto grande lavoro hanno
creato dei circuiti con le loro gare, e sicuramente in provincia ci
sono, adesso non voglio fare il conto ma penso una trentina di gare di
qualità, con bei percorsi ma non solo, tanta organizzazione.
Tutti gli altri?
Ci
sono gare che non si sa bene chi le organizza, è giusto che se una pro
loco organizza una camminata improvvisamente la voglia trasformare in
una corsa? Si può improvvisare?
Può un singolo organizzare da solo una manifestazione?
Si
può approvare una corsa organizzata da chi una settimana prima non sa
ancora il percorso e per la gara si affida al: tanto qualcuno che da una
mano poi si trova.
Io sostengo che se si ha a cuore il movimento si debba imparare a dire di no.
Io in tempi recenti l’ho fatto, da alcune gare mi sono dissociato, non mi sono arreso al fare a tutti i costi.
Non mi basta che uno trovi uno sponsor che paga le maglie per mettere in piedi una manifestazione.
Per
farlo bisogna prima di tutto saper coinvolgere le persone, per fare una
corsa occorre un’idea di base, un percorso bello, un posto idoneo dove
trovarsi, un contorno interessante.
Non, prima decido di fare una corsa poi decido dove e come.
La
gare più belle hanno una loro identità qualcosa nel percorso, nel posto
dove si parte a dove si arriva che le rende uniche e riconoscibili.
Tanto
per citarne qualcuna le sette cascine a Tagliolo, il giro del morto a
Valmadonna, gare che si attendono si mettono nel calendario personale si
fa di tutto per andarci. (non me ne vogliate se ne ho citate solo due a
discapito delle tante gare belle della provincia)
Sennò me ne vado a correre da solo in collina che di posti belli ne conosco un sacco.
Di avere una corsa al mese nella mia città non me ne importa, meglio una sola ma onesta.
Danny